Buco dell’ozono sopra l’Antartide in “riduzione”?

bear-179639_960_720Secondo quanto afferma una recente rilevazione condotta dal Mit di Cambridge, il buco che è presente nello strato di ozono sopra l’Antartide sembrerebbe essersi ridotto. Esattamente il contrario rispetto a quanto fu annunciato appena un anno fa, quando le considerazioni formulate erano tutt’altro che rassicuranti. Ora, invece, la pubblicazione dei risultati delle misurazioni che sono state effettuate tra il mese di settembre e di ottobre 2015 (quando fu dichiarato che l’estensione dell’area distrutta era pari a 28,2 milioni di chilometri quadrati), sembra essersi ricondotta a più miti consigli.

Secondo quanto affermano gli scienziati del Mit, infatti, l’estensione dell’area danneggiata è solamente uno dei fattori che entrano in gioco in tale osservazione. E, anzi, secondo quanto dichiarano gli esperti di Cambridge, c’è la conferma che la ripresa si starebbe consolidando bene: se infatti si considerano congiuntamente tutti gli aspetti più significativi – che oltre all’estensione ricomprendono anche densità e concentrazione – si scopre che la curva risale in maniera decisa, dimostrando che i problemi ambientali possono essere risolti.

Nella fattispecie, una buona parte del merito andrebbe attribuito al protocollo di Montreal, presentato nel 1987 ed entrato in vigore nel 1989, che ha messo al bando l’utilizzo delle sostanze chimiche responsabili della distribuzione del gas. All’epoca ci si era finalmente resi conto che il mix di ozono, cloro e nubi stratosferiche, accelerava ogni tipo di danno, e che pertanto andasse tolto il cloro e gli altri elementi associati (come il fluoro) sostituendoli con prodotti del tutto innocui. È all’epoca che nacque, in proposito, la sigla Cfc (clorofluorocarburi). Molto rimane da fare, ma un piccolo passo in avanti sembra essere finalmente certificato.

Posted on by Eleonora De Giorgio in Ambiente ed inquinamento

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