I mercati valutari mantengono una posizione di sostanziale stabilità in attesa di comprendere quel che accadrà domani, quando è prevista la riunione del FOMC di settembre. Ricordiamo, in tal proposito, che in quella di agosto, il Comitato della Fed aveva iniziato a preparare i mercati finanziari verso un rialzo dei tassi in tempi relativamente brevi, e che i dati deboli delle indagini ISM di agosto (manifatturiero e non manifatturiero) e quelli su vendite al dettaglio e produzione industriale pubblicati la scorsa settimana hanno riportato dubbi sulla riaccelerazione della crescita attesa per il secondo semestre.
Da quanto sopra è dunque possibile trarre interessanti spunti operativi. Sebbene la visione dello scenario macroeconomico rimanga positiva, con ulteriore riduzione delle risorse inutilizzate sul mercato del lavoro, con un graduale rialzo dell’inflazione, e con rischi bilanciati per una crescita intorno al potenziale (2%), difficilmente il Comitato opterà per un rialzo dei tassi.
I discorsi più recenti dei membri del Comitato direttivo della Fed segnalano, d’altronde una vasta dispersione di opinione, e sebbene sia quasi certo – dati macro permettendo – un rialzo dei tassi entro la fine dell’anno, difficilmente lo si farà a settembre e a novembre (con la riunione FOMC troppo a ridosso delle elezioni presidenziali USA).
Insomma, in un contesto in cui non c’è forte urgenza di muovere, il FOMC probabilmente manterrà i tassi fermi e il comunicato preparerà l’arrivo di un rialzo entro dicembre: potrebbe essere reintrodotta una valutazione di rischi “quasi bilanciati”, dopo quasi un anno di sospensione del giudizio.