Le cause delle malattie cardiache nelle donne

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Stando a quanto sostengono alcuni studi, i fattori più ricorrenti di rischio per le malattie cardiache tra le donne includono l’alta pressione sanguigna, il colesterolo alto, il diabete, il fumo di sigaretta, uno stile di vita sedentario, l’obesità, la storia familiare. Tuttavia, anche le donne che non hanno questi fattori di rischio, dovrebbero comunque adottare delle misure per poter garantire che conducano uno stile di vita sano per il loro cuore.

In particolare, sostengono alcune ricerche, vi è il bisogno che la comunità medica si riunisca per mostrare alle donne che non si tratta solo di questi fattori di rischio, ma anche di altri fattori da valutare. Alcune malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide, mettono le donne a maggior rischio di infarto. E lo stesso vale per le donne con condizioni legate alla gravidanza. Insomma, si ha bisogno di medici di molte specialità, non solo cardiologi, che lavorino insieme per comunicare alle donne di tutte le età sui loro potenziali fattori di rischio. Read more


Cosa sono i fitonutrienti

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carboidrati dietaCarotenoidi.  Isoflavoni.  Capsaicine.  Forse hai sentito nominare queste parole negli annunci pubblicitari ma… che cosa sono?

In sintesi, questi elementi rientrano nella categoria delle sostanze chiamate fitochimiche o fitonutrienti.  Un fitochimico è, letteralmente, qualsiasi sostanza chimica che si trova in una pianta (fito è la parola greca per pianta). Armati della consapevolezza che le persone la cui dieta è ricca di alimenti di origine vegetale sono a minor rischio per diverse malattie, i nutrizionisti hanno iniziato a cercare di isolare le sostanze chimiche reali in alimenti che possono essere responsabili per promuovere la salute e prevenire le malattie.

I nutrizionisti hanno adottato il termine “fitochimico” o “fitonutriente” per riferirsi a uno qualsiasi di un elenco crescente di sostanze che hanno isolato che sembrano prevenire le malattie negli animali da laboratorio. Read more


Perché è importante bere acqua?

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Come nutriente essenziale, l’acqua è il più spesso trascurato e dato per scontato. Eppure il 75% del nostro corpo pesa acqua e l’acqua contribuisce a quasi tutti i principali processi del nostro corpo!

Per esempio, ad alcuni sfugge che tra le varie funzioni dell’acqua c’è quella di mantenere la temperatura corporea stabile, conservare le sostanze chimiche del corpo alla loro corretta concentrazione, trasportare i nutrienti e l’ossigeno alle cellule e rimuovere i prodotti di scarto.

Da quanto sopra ne deriva, intuibilmente, che un’insufficiente assunzione di acqua o un’eccessiva perdita di acqua può provocare disidratazione e spossatezza da calore, una condizione caratterizzata da vertigini, vomito, crampi muscolari, affaticamento e confusione. Read more


Cosa sono i minerali

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prodotti alimentariI minerali sono proprio quello che il termine indica: sono gli elementi trovati nella Terra, e che possono essere riscontrati anche nel nostro corpo. Come le vitamine, anche i minerali giocano un ruolo importante nel nostro organismo, ma a differenza delle vitamine, alcuni minerali, come il calcio e il fosforo, hanno una funzione strutturale. Questi minerali sono infatti i componenti principali delle nostre ossa e dei nostri denti, e il calcio ha peraltro un ulteriore ruolo critico.

Insieme a diversi altri importanti minerali – come il sodio, il cloro, il potassio e il magnesio – il calcio è infatti un regolatore della funzione delle cellule. I minerali come il sodio, il cloruro e il potassio (indicati anche come come elettroliti) sono responsabili del mantenimento dell’equilibrio di fluidi all’interno e all’esterno delle cellule e, insieme al calcio, controllano il movimento degli impulsi nervosi. Read more


Cosa sono i grassi solubili

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Le vitamine liposolubili, A, D, E e K, si trovano nel cibo che mangi, assorbite nel flusso sanguigno e trasportate in tutto il corpo attaccate alle molecole di grasso. Perché le vitamine liposolubili possono essere immagazzinate nell’organismo, non devono essere reintegrate quotidianamente. Le vitamine A e D sono in particolar modo conservate nel fegato, e le scorte di riserva possono essere sufficienti per un periodo di 6 mesi. Riserve di vitamina K, tuttavia, possono essere sufficienti solo per poche settimane, e la fornitura di vitamina E può durare da qualche parte tra diversi giorni e mesi.

Se assunto in eccesso, di solito sotto forma di supplemento e integratore alimentare, le vitamine liposolubili possono accumularsi nel corpo. Eccessive riserve di vitamine A e D possono effettivamente diventare dannose. Fortunatamente, è difficile ottenere un eccesso di vitamine liposolubili dal cibo. Per esempio, il beta-carotene, la molecola che si trova in alcuni alimenti di origine vegetale e che dà alle carote il colore giallo-arancio, viene convertito alla vitamina A nel corpo. Ma perché la reazione chimica che converte il beta-carotene in vitamina A è attentamente regolata, è quasi impossibile ottenere la tossicità della vitamina A dal mangiare frutta e verdura. Read more


Ansia, uno studio ci rivela come agisce sul cervello

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L’ansia è, si sa, una sensazione piuttosto comune. La maggior parte di noi, in un momento o nell’altro, si è sentita preoccupata per i risultati futuri, siano essi risultati di esami, esigenze finanziarie o obiettivi legati al lavoro. Ma quando questi sentimenti sono duraturi e non riguardano solo una preoccupazione specifica, l’ansia può diventare una condizione a lungo termine.

Ebbene, anche se ha origine nel cervello, l’ansia può infatti essere di natura fisica, con conseguente palpitazioni, mal di testa, vertigini e dolori di stomaco.

Di conseguenza, i ricercatori stanno attivamente cercando di capire come appare l’ansia nel cervello in modo da poter sviluppare metodi migliori di diagnosi e trattamento.

In un nuovo studio, i ricercatori dell’Università di Trento in Italia hanno analizzato il cervello di 42 persone con diversi tipi di ansia, trovando differenze misurabili nell’anatomia del cervello e nell’attività tra persone con forme temporanee e croniche della malattia. I loro risultati, che potrebbero informare la pratica clinica, appaiono sulla rivista Nature Scientific Reports. Read more


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